Monforte, demolito il “palazzaccio”

L’ecomostro era in piedi da 24 anni, ma inagibile sin dalla sua costruzione. Per demolirlo sono stati necessari 5 giorni di lavoro e 125.000 euro 

È finalmente stato demolito il “palazzaccio” di Monforte San Giorgio. Un pericolo durato ben 24 anni, causato da un ecomostro sito in Via Mazzini, alle porte del centro storico. Anni di battaglie, contestazioni, incartamenti e impedimenti che hanno alimentato le polemiche su di un edificio che ha fatto molto discutere: sia per il dubbio gusto estetico, sia per l’inclinazione che stava creando non pochi problemi alle limitrofe abitazioni.

Di certo aveva poco a che fare nel contesto in cui era stato calato, oltre per la sua estetica anche per la sua imponenza; inoltre, era inutile a causa dell’inagibilità, dettato proprio da vari problemi di stabilità. La storia del palazzaccio ha inizio alla fine degli anni ’80, quando il Comune non era provvisto di un Piano Regolatore; zonizzazioni e aree omogenee erano poco chiari, e ciò che era “vecchio” doveva essere demolito o trasformato per dare vita nuova a discutibili opere edilizie moderne. Così, fu rilasciata a privati la concessione per poter costruire un edificio a quattro elevazioni fuori terra più un seminterrato, nei meandri del più antico quartiere di origine araba di Monforte. I lavori per erigere il manufatto iniziarono verso l’inizio degli anni ’90 durando circa tre anni e, subito dopo il termine dei lavori, molti degli appartamenti furono venduti. Tuttavia, immediatamente ci si accorse che qualcosa non andava nel verso giusto: si constatò che il fabbricato era stato costruito su terra di riporto e materiale inerte; inoltre il muro di contenimento posto al di sotto della struttura non era consono per garantire il trattenimento del complesso, iniziando così la sua fase di inclinazione.

Nel 2002 l’allora Sindaco Franco Giorgianni emise un’ordinanza di demolizione del manufatto, ma subito la querelle giudiziaria si inerpicò tra mille difficoltà. Anni di tira e molla tra parti legali, cittadini e amministratori che cercavano urgenti risposte e fatti concreti mentre il palazzo continuava lentamente il suo scivolamento, continuando a far paura e lesionando altre abitazioni.

14 anni dopo iniziarono a vedersi le prime mosse determinanti affinché, dopo tante parole e carte, si iniziasse seriamente di buttarlo giù. L’allora assessore Nino Battaglia (che per anni ha portato avanti la lotta) insieme al Sindaco pro tempore Giuseppe Cannistrà, riuscirono a smuovere l’impasse burocratica. Da qui è arrivata la nomina dell’avvocato Livio Cutuli, nuovo legale dopo la rinuncia di Giuseppe Gullo che seguì sin dall’inizio la vicenda; e, successivamente, il progetto e il reperimento dei fondi per la demolizione in danno ai proprietari. 

Infine, grazie al Decreto del Dipartimento della protezione Civile della Regione Siciliana sono stati destinati 125.000 Euro per la demolizione in danno del palazzaccio.  il resto è cronaca dei giorni nostri, con la pinza frantumatrice che, in ben 5 giorni, ha posto fine, blocco dopo blocco, ad una delle tante opere incompiute d’Italia. 

Domani, il sole che sorgerà su Monforte illuminerà, dopo ben 24 anni di buio, le finestre di tanti cittadini che per anni hanno vissuto nel terrore e nell’angoscia di dover cambiare casa, ritrovando un nuovo belvedere e risaltando un angolo nascosto dell’immenso patrimonio storico-artistico monfortese.

22 Settembre 2018

Antonio Nastasi