C’eravamo tanto sfidati. Viaggio nelle macerie del calcio nostrano

Anche il calcio è simbolo di cultura per i piccoli paesi. Una squadra locale rafforza l’identità e aggrega la comunità. Da sempre la nostra è stata una zona di gloriose sfide calcistiche; ma oggi rimangono solo le macerie di una storia sportiva tristemente naufragata, tra costi insostenibili e burocrazia perversa. L’ultimo esempio è l’ASD Monforte San Giorgio, che sta tentando la strada dell’azionariato popolare per salvare la squadra e iscriverla al prossimo campionato dilettantistico. Si tratta di una delle ultime squadre rimaste, in un’area che ha visto la progressiva scomparsa di tutte le principali società sportive e di diversi impianti.

 

Cosa resta…

Osserviamo le strutture presenti nei vari Comuni dell’hinterland e le relative realtà calcistiche. Partendo proprio da Monforte, che oltre al fortino del “Mariano Donia”, ha anche un campo sportivo nella frazione Marina. Un tempo questo terreno di gioco era addirittura sprovvisto di spogliatoi; col tempo venne adeguato, e utilizzato anche da società professionistiche del tempo come Milazzo e Messina per effettuare gli allenamenti e per le giovanili. Oggi la struttura è degradata e in sorte alla vegetazione poiché, oltre alla carenza di società sportive, mancano le ingenti somme per la manutenzione di un impianto (più volte saccheggiato dagli incivili) che tra l’altro vantava il manto erboso.

Passando alla vicina San Pier Niceto la situazione degenera, poiché il campo sportivo, dopo le glorie del passato, ha vissuto tempi di abbandono e per diverso tempo è stato destinato ad altri usi. Oggi la struttura è fatiscente, ma l’amministrazione comunale è riuscita ad ottenere un finanziamento dal CONI per una ristrutturazione completa, con manto erboso sintetico ed efficientamento energetico, nella speranza che rinasca una società locale pronta ad affrontare un campionato dilettantistico.

A Roccavaldina da parecchi anni il calcio non viene più praticato ed il campo sportivo viene oggi utilizzato per altre esigenze della comunità.
Per quanto riguarda Venetico invece il campo è tornato ad ospitare gli eventi sportivi dei più giovani, e vi è stato collocato anche un campetto di calcio a 5. Per una società di calcio a 11 si pone però lo stesso problema di risorse economiche: ciò comporta un’altalenanza di società che appaiono e scompaiono nel tempo, con un impianto ancora in attesa di ulteriori migliorie.

Spadafora vantava la Spadaforese, nata nel 1922, la più antica delle formazioni calcistiche locali. I primi calci nell’hinterland tirrenico vennero tirati proprio qui, tra la sabbia della spiaggia a ridosso del Palazzo Municipale, che sarebbe poi diventata lo storico, vecchio stadio Farsaci. Oggi, quel pezzo di storia è stato abbattuto per lasciar posto a un parco urbano. E gli spadaforesi aspettano ancora un nuovo stadio.

Una chicca è data dalle strategie utilizzate in passato per ricavare i campi da gioco: nei vari arginali dei torrenti, senza spogliatoi, ma solamente con pali in legno e ibus per tracciare i campi irregolari. Le tribune erano ricavate dagli avallamenti delle campagne: luoghi così descritti si trovavano sotto il Ponte di Cardà, nella C.da Annunziata a Monforte vicino la chiesetta, nel torrente Niceto vicino al Ponte della SS113 o a Monforte Marina dove oggi sono situati gli ipermercati.

 

…di una storia gloriosa

Il calcio sta scomparendo nelle piccole realtà di provincia. Monforte poteva vantare un tempo addirittura 4 società nei campionati dilettantistici, mentre oggi rischia di perdere l’unica rimasta. Eppure, come già menzionato, Monforte ha una importante storia calcistica alle spalle. Le squadre del centro peloritano conquistarono importanti trofei, come successe al Pellegrino di mister Nunzio Midili vincitore della Coppa delle Province agli inizi degli anni ’90; agli albori del 2000, poi, il Città di Monforte del presidente Carmelo Pagano arrivò nel punto più alto per la piccola realtà peloritana, entrando nel campionato di Eccellenza.

Impossibile non menzionare i grandi derby che puntualmente scatenavano il grande pubblico al Donia, un fortino che qualunque squadra faticava ad espugnare. Basti pensare all’eterna rivalità tra Pellegrino e Monforte, gli scontri con i cugini del Torregotta e della Juve Scala, il San Pier Niceto e il Monforte Marina. Alcuni calciatori locali erano invidiati e richiesti da molte società di categorie superiori: basti ricordare proprio il compianto Mariano Donia, estro e fantasia negli anni ’70, a cui oggi è dedicato il campo sportivo del centro maggiore; o Pippo Pino, altro fantasista, Nino Bongiovanni, oggi allenatore molto riconosciuto a livello locale, Pietro Vianni, roccioso difensore, Nino Leone, punta micidiale che più volte ha conquistato il titolo di capocannoniere, e bomber Giuseppe Giorgianni, per tutti “tistitta”.

Come non citare poi il glorioso San Pier Niceto di Mister Pietro Nuccio, del presidente Scibilia e del residentissimo Nino Basile? Una squadra che balzò storicamente in Promozione nei primi anni ’90, esprimendo un calcio tonico e al passo coi tempi dell’era sacchiana. O i talenti della Juve Scala, “cantera” e serbatoio per il più blasonato Torregrotta, che oggi affronta la 1^ categoria. O ancorala Roccese, che militò in Eccellenza nei primi anni del 2000, un vero miracolo sportivo per una cittadina di soli 1000 abitanti. Storie di un calcio di provincia che ormai sembra essere tramontato per sempre.

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Antonio Nastasi